Scienze

Scoperta del Dna: Rosalind Franklin fu davvero vittima di un furto scientifico?

Sarebbe infondata la tradizione che vede la scienziata Rosalind Franklin derubata a sua insaputa dei dati sulla doppia elica del Dna da Watson e Crick.

La brillante scienziata britannica Rosalind Franklin con le sue ricerche diede un contributo cruciale alla definizione della struttura a doppia elica del Dna: si disse però che fosse stata derubata dei suoi dati da James Watson e Francis Crick, che proprio grazie alle immagini ottenute da Franklin si accreditarono la scoperta vincendo, nel 1962, il Nobel per la Medicina. Era vero? Fino a oggi abbiamo creduto così, ma le cose potrebbero essere andate un po' diversamente.

Non vittima, ma coautrice. A 70 anni dalla proposta del modello della doppia elica su Nature di Watson e Crick, una coppia di storici della scienza si dice convinta che Rosalind Franklin avesse condiviso volutamente le sue intuizioni con i colleghi poi insigniti del Nobel, e che anzi i suoi appunti siano stati essenziali per confermare le ipotesi del duo di scienziati: andrebbe pertanto considerata partecipe della scoperta in egual misura rispetto a Watson e Crick, che mai gliene diedero credito.

Nessun furto di dati, dunque, ma questo non rende meno grave la versione dei fatti riferita da Watson, che non riconosceva a Rosalind Franklin non solo i meriti scientifici, ma nemmeno il libero arbitrio nel disporre come voleva delle sue deduzioni.

Testimonianza poco obiettiva. La versione dei fatti più largamente circolata della storia di questa scoperta si è consolidata grazie soprattutto all'autobiografia di James Watson - La doppia elica - pubblicata nel 1968. Nel libro lo scienziato racconta di aver usato i dati di Rosalind Franklin (che chiama con sprezzo "Rosy") senza che la collega ne fosse a conoscenza.

Nel racconto emerge la figura di una brillante scienziata che fece la fatica di ottenere le immagini più nitide del Dna sfruttando la tecnica della cristallografia ai raggi X, ma che non fu in grado di dedurre dai suoi stessi dati le caratteristiche salienti della struttura della molecola. L'idea che è passata è quella di Franklin rimasta per mesi davanti a una foto iconica della molecola di Dna - la cosiddetta Foto 51 - senza capirne il significato, che però Watson seppe intuire con una sola occhiata, arrivando a pubblicarne "la soluzione" prima della collega.

Un normale scambio di dati. Matthew Cobb, zoologo e storico dell'Università di Manchester che sta scrivendo una biografia di Francis Crick, e Nathaniel Comfort, storico della medicina alla Johns Hopkins University, che ne sta scrivendo una di James Watson, hanno consultato, per i loro lavori, alcuni documenti finora ignorati negli archivi di Rosalind Franklin al Churchill College di Cambridge, e li hanno usati per ricostruire il suo flusso di lavoro.

Le due prove, scrivono Cobb e Comfort su Nature, dimostrano che la scienziata sapeva che Watson e Crick avevano accesso ai suoi dati e che non doveva avere nulla in contrario, perché lei e Maurice Wilkins, biologo molecolare insignito del Nobel insieme a Watson e Crick, stavano lavorando tutti sulla struttura degli acidi nucleici in parallelo.

Quattro scienziati. Nei primi Anni '50 era ormai chiaro che il Dna si trovava in ogni cellula indagata, ma la sua struttura precisa e la sua funzione non erano ancora state comprese.

Watson e Crick, colleghi all'Università di Cambridge (Regno Unito) erano impegnati per lo più a ricostruire modelli della molecola, mentre Franklin e Willkins, nel vicino King's College di Londra, stavano affrontando la questione dal punto di vista sperimentale, usando i raggi X per ricavare immagini del Dna.

Nessun problema. Più importante della Foto 51 è una pagina in cui Franklin descrive il suo lavoro all'interno di un rapporto per il Medical Research Council (MRC). Questi appunti di Franklin considerati cruciali perché confermano il modello della doppia elica del Dna, furono passati a Francis Crick dal suo supervisore a Cambridge, Max Perutz.

Cobb e Comfort hanno potuto visionare una lettera scritta nel gennaio 1953 con la quale una certa Pauline Cowan, scienziata del King's College, invitava Crick a un seminario tenuto da Franklin e dal suo dottorando Raymond Gosling (autore della Foto 51). Nella lettera, Cowan scrive che Perutz era già probabilmente a conoscenza di più cose di quelle che si sarebbero dette nella presentazione e che quindi avrebbe potuto non essere conveniente per Crick partecipare.

Pare perciò evidente che Rosalind Franklin sapeva benissimo che Perutz aveva condiviso i suoi dati con Crick, e che le stava bene.

Il torto? Doveva ancora avvenire. I due storici hanno inoltre trovato una bozza di un articolo mai pubblicato per il magazine statunitense Time sulla scoperta della struttura della doppia elica, in cui le ricerche non venivano descritte come "una gara" ma come il frutto del lavoro di due team (Watson-Crick e Franklin-Wilkins) che procedevano in contemporanea e che occasionalmente si confrontavano.

In effetti anche altri indizi fanno pensare che Rosalind Franklin non si sentisse oltraggiata. La scienziata rimase per tutta la sua breve vita, terminata nel 1958 e a soli 37 anni per un tumore, in buoni rapporti con Crick e la moglie, che frequentava anche fuori dal lavoro.

Scomparsa precoce. La nuova versione dei fatti non toglie nulla al fatto che a Rosalind Franklin non fu riconosciuto il merito del suo lavoro, né da Watson e Crick, né dall'Assemblea dei Nobel.

La chimica non visse abbastanza per vedere riconosciuti i suoi sforzi scientifici - neanche quelli sulla struttura dei virus, che avrebbero dovuto valere un Nobel a parte - né per assistere alla premiazione dei tre colleghi maschi, tantomeno per leggere la biografia (decisamente di parte) di Watson.

28 aprile 2023 Elisabetta Intini
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