Da tempo si sospetta che il sito di Stonehenge servisse da calendario o da osservatorio astronomico, per via dell'allineamento di alcune sue pietre con il Sole nei giorni dei solstizi. Ora una nuova analisi della disposizione dei monoliti conferma la prima teoria: Stonehenge era, di fatto, un "calendario 3D", visibile a tutti e basato sull'anno solare.
Misurare il tempo. Nello studio pubblicato sulla rivista Antiquity, Timothy Darvill, professore di Archeologia alla Bournemouth University (Regno Unito), ha preso in considerazione la storia dei monoliti di Stonehenge oltre ad allargare lo sguardo ad altri antichi calendari di diverse culture. I costruttori di Stonehenge avevano pensato - questa è la sua conclusione - a un calendario di 365,25 giorni, che permetteva alle persone che abitavano nelle vicinanze di tenere traccia dello scorrere dei giorni e dei mesi. Un calendario un po' diverso dal nostro ma tutto sommato di facile lettura.
Origine comune. Darvill è partito da uno studio del 2020 secondo il quale praticamente tutte le pietre di sarsen (uno dei due tipi di pietre usate nella costruzione) provenivano dalla stessa località, a 25 km da Stonehenge, ed erano state portate fino alla piana del monumento nello stesso periodo, attorno a 2.500 anni fa. Ciò significa che dovevano avere un unico scopo e che venivano considerate una singola unità. Quale funzione avessero è parso evidente dal loro numero.
Come si legge il calendario. Le pietre di sarsen a Stonehenge sono disposte secondo tre diversi schemi. Oltre alla circonferenza esterna di 30 monoliti, ci sono 4 pietre in formazione rettangolare all'esterno del cerchio e cinque triliti all'interno di esso (i triliti sono costruzioni formate da due massi rettangolari verticali e uno disposto orizzontalmente sopra di esse, tipo architrave).
«Ognuna delle 30 pietre nel cerchio di sarsen rappresenta un giorno del mese, che è diviso in tre periodi di 10 giorni», spiega Darvill: «moltiplichiamo per 12 e otteniamo 360. Aggiungendo altri 5 giorni dai triliti centrali si arriva a 365.» Questi cinque giorni in più avrebbero rappresentato un mese corto intercalare, forse un periodo di celebrazioni a metà dell'inverno dedicato alle divinità del sito.
Anni bisestili. Per sincronizzare il calendario all'anno solare (che dura 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi) è necessario aggiungere un giorno al calendario ogni 4 anni: le quattro pietre disposte a rettangolo avrebbero avuto proprio questo scopo. Così i solstizi invernale ed estivo sarebbero stati "incorniciati" dalle stesse coppie di pietre ogni anno, e quello invernale anche da uno dei triliti centrali, forse indicante l'inizio di un nuovo anno.
Questa regolarità aiutava a correggere eventuali errori nella conta dei giorni, perché altrimenti il Sole si sarebbe trovato al posto sbagliato durante i solstizi.
Un'origine esotica? Mesi di 30 giorni più un periodo intercalare di 5 si ritrovano in altri calendari solari, per esempio in quello in uso nell'antico Egitto nel 2700 a.C. (in cui i cinque giorni "extra" erano molto importanti dal punto di vista religioso) o in altri sviluppati nel Mediterraneo orientale dopo il 3000 a.C. La somiglianza potrebbe far ipotizzare una contaminazione tra il calendario di Stonehenge e quelli di culture diverse.
Del resto quel luogo doveva essere meta di viaggi e di scambi commerciali con popolazioni lontane, come suggerito da altri indizi archeologici. L'Arciere di Amesbury, un uomo di 35-45 anni vissuto mel 2300 a.C. e sepolto vicino a Stonehenge, era nato nelle Alpi e arrivato in Gran Bretagna da ragazzo. Mentre una perlina di vetro rosso rinvenuta a 2 km dal sito archeologico sarebbe stata fabbricata in Egitto attorno al 2000 a.C..